POST 374

Il Decreto
Dignità ha “finalmente” ottenuto la bollinatura della Ragioneria generale dello
Stato ed è stato firmato dal Capo dello Stato e ora manca solamente la pubblicazione
in Gazzetta Ufficiale.

Rispetto al
testo iniziale è previsto che non sarà più necessario indicare la causale nei
contratti di lavoro stagionale mentre tale incombenza rimane per i “normali”
contratti a termine una volta decorsi i primi 12 mesi di attività.

In sintesi
il “nuovo” contratto a termine:


durerà al massimo 24 mesi (anziché gli attuali 36 mesi);


sarà prorogabile al massimo 4 volte (dalle attuali 5);


è liberamente prorogabile nei primi 12 mesi e, successivamente, solo
in presenza di eventi temporanei e oggettivi estranei all’ordinaria attività per esigenze sostitutive di altri
lavoratori ovvero per incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell’attività ordinaria eccezion fatta per i contratti
stagionali che sono liberamente prorogabili per l’intera durata;


sconta l’aumento di 0,5 punti percentuali di contribuzione INPS in
occasione di ciascun rinnovo aumentare gli importi dovuti a titolo di (oggi il
contributo addizionale per le prestazioni di lavoro a termine è pari all’1,4%
mentre con il nuovo decreto potrà arrivare al 3,4%).

Della
relazione tecnica che accompagna questa nuova versione “bollinata” emerge che questa
stretta sui contratti a termine genererà maggiori oneri per lo Stato per
complessivi 220 milioni di euro tra 2018 e 2020, che sale oltre 700 milioni al
2027 tutti dovuti, evidentemente, a maggiore spesa per Naspi mentre non si fa
riferimento alcuno alla possibilità che accelerino le trasformazioni dei tempi
determinati in contratti stabili, che dovrebbe esser la vera ricaduta positiva
sul mercato del lavoro dalla stretta alla precarietà.

Raffaella Casellato – Alessandro Nodari
Consulenti del Lavoro