POST 312

La Legge 27 dicembre 2017, n. 205 – Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020 – meglio nota come “Legge di bilancio 2018”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n.302 del 29 dicembre 2017 – Suppl. Ordinario n. 62, quest’anno funge anche da “Legge Milleproroghe”, a causa del previsto scioglimento delle Camere disposto dal Presidente Sergio Mattarella per fine legislatura.

Tra le diverse proroghe disposte anche quest’anno in extremis dal Governo, interessa alla Farmacia soprattutto quella contenuta al comma 1141, art.1, che rinvia di un anno, ovvero al 1° gennaio 2019, l’entrata in vigore del nuovo sistema di remunerazione della filiera del farmaco.

L’attuale sistema di remunerazione, caratterizzato dal riconoscimento all’Industria, alla Distribuzione intermedia e alla Farmacia di una percentuale stabilita per Legge del prezzo di vendita al pubblico del medicinale, è ormai del tutto incapace di remunerare adeguatamente il Canale e soprattutto le Farmacie e i Grossisti dell’attività svolta e degli investimenti sostenuti.

Del resto l’attuale sistema di remunerazione è stato definito in un’epoca in cui i prezzi dei farmaci erano quantomeno costanti, se non addirittura crescenti, riuscendo quindi a garantire margini appropriati.

Oggi il mercato del farmaco distribuito attraverso il Canale Farmacia, si caratterizza invece, da un lato, per la progressiva riduzione dei prezzi a causa della “genericazione delle vendite” e, dall’altro, per l’incremento degli sconti e delle trattenute praticati dal Servizio sanitario nazionale.

Il fenomeno, del resto comune a molti altri Paesi, qualora non affrontato attraverso la decisa revisione del modello, è destinato a pregiudicare la sostenibilità dell’intera filiera distributiva e quindi -in ultima- la stessa tutela della salute pubblica.

Proprio per ciò, ancora nel 2010, la questione è stata sollevata dal Governo (all’epoca guidato da Berlusconi), che con il DL 78/2010 ha disposto l’avvio di un confronto tecnico tra il Ministero della salute, il Ministero dell’economia e delle finanze, l’AIFA e le associazioni di categoria maggiormente rappresentative, per la revisione dei criteri di remunerazione della spesa farmaceutica.

L’invito del Governo cadde purtroppo nel nulla al punto che due anni dopo, stante l’urgenza e la drammaticità della situazione, il nuovo Governo Monti ha stabilito che:

  1. A decorrere dal 1 gennaio 2013, l’attuale sistema di remunerazione della filiera distributiva del farmaco fosse sostituito da un nuovo metodo, definito con decreto del Min. Salute, di concerto con il MEF, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni, sulla base di un accordo tra le associazioni di categoria maggiormente rappresentative e l’Aifa;
  2. In caso di mancato accordo tra tutti gli attori coinvolti, onde garantire comunque il rispetto del suddetto termine, il Governo avrebbe provveduto direttamente e autonomamente, con un decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze.

Purtroppo la storia è nota: non solo non è stato trovato alcun accordo tra le associazioni di categoria, invero solo timidamente ricercato nell’autunno del 2012, ma neppure i deboli Governi di questi anni sono stati in grado di imporre per decreto la necessaria riforma.

Ecco allora il balletto delle proroghe: il 1° gennaio 2013 è stato dapprima ottimisticamente rinviato al 30 giugno 2013, per poi slittare al 1° gennaio 2014, poi al 1° gennaio 2015, poi al 1° gennaio 2016, poi al 1° gennaio 2017, poi al 1° gennaio 2018 ed ora al 1° gennaio 2019. Con questa, siamo così arrivati alla settima proroga.

Decisamente troppo, considerato che a finanziare quest’inerzia sono stati soprattutto i farmacisti, che in questi anni hanno assistito al crollo degli utili derivanti dal fatturato mutualistico, ovvero da quello che dovrebbe rappresentare il core business della loro attività.

Giovanni Loi
Dottore Commercialista – Studio EPICA – Mestre Venezia