POST 271

Il mercato delle compravendite di farmacie è caratterizzato da prezzi in genere elevati. Molto più alti di quelli che mediamente si praticano nelle transazioni degli esercizi commerciali.

La ragione è duplice. Innanzitutto le farmacie si distinguono per un elevato valore intrinseco, dovuto alla buona probabilità dei redditi e/o flussi finanziari positivi nel prossimo futuro. La tipologia di prodotti offerti e di bisogni soddisfatti, uniti al continfentamento delle autorizzazioni e alla equidistribuzione territoriale stabilita dalla normativa speciale di settore, rappresentano infatti una forte garanzia per il cessionario, l’acquirente.

In secondo luogo, proprio il “numero chiuso” e la “scarsità” delle autorizzazioni ha comportato, come per ogni “bene raro”, prezzi di transazione elevati.

La Legge sulla concorrenza sostanzialmente non modifica la capacità reddituale attuale e prospettica della farmacia e pertanto non ne altera il valore intrinseco. Modifica invece significativamente la struttura del mercato della compravendita di farmacie.

In condizioni di stabilità della “offerta” di farmacie (non potendone essere aperte di nuove), l’aumento della “domanda”, dovuta all’ingresso nel mercato di nuovi soggetti abilitati ad acquisirle, farà inevitabilmente aumentare i prezzi di trasferimento.

La formazione delle grandi catene, proprio in quanto il numero delle autorizzazioni è contingentato e stabilito in base al numero degli abitanti (quorum), potrà avvenire solo attraverso la compravendita delle esistenti. Facendone lievitare i prezzi.

Questa bolla speculativa, di cui potranno giovarsi in primis gli attuali titolari, si tradurrà necessariamente in maggiori oneri finanziari e maggior ammortamenti che i nuovi acquirenti dovranno sostenere.

Maggiori costi che verranno necessariamente e talvolta astutamente ribaltati sul mercato e quindi anche sul consumatore finale. Paradossalmente quindi l’effetto sarà opposto a quello tanto “sbandierato” dal ex ministro Guidi e da tutti i sostenitori della Legge sulla concorrenza, secondo cui la formazione delle grandi catene dovrebbe consentire la formazione di economie di scala negli acquisti, nella gestione delle risorse in genere, nella gestione del personale, nelle politiche commerciali, finanziarie e quindi in una riduzione dei prezzi di vendita dei prodotti, a tutto vantaggio del consumatore finale.

Giovanni Loi
Dottore Commercialista – Studio EPICA – Mestre Venezia