POST 261

Il mercato della farmacia in Italia -come noto- è caratterizzato da un rigido sistema normativo, volto a garantire il soddisfacimento di un bisogno di primaria importanza, costituzionalmente garantito, quale quello della salute.

Questo Sistema finora si è retto su alcuni capisaldi quali, per esempio, l’esclusività della vendita dei farmaci (di fascia A); il contingentamento delle autorizzazioni (in base alla popolazione); l’equidistribuzione territoriale (attraverso l’identificazione delle piante organiche o zone); la proprietà, gestione e responsabilità sanitaria dell’esercizio-farmacia esclusivamente ai farmacisti (in possesso di stringenti requisiti soggettivi).

Insomma, un impianto normativo coerente e volto a favorire l’istaurarsi di uno stretto legame tra farmacista-Farmacia-popolazione.

Il farmacista doveva infatti svolgere una vera e propria missione sul territorio, non poteva essere un semplice imprenditore, un puro investitore, uno speculatore.

Era soprattutto un professionista destinato a servire un territorio ben definito, assumendosene tutta la responsabilità sanitaria, ma “anche” imprenditoriale, economica e patrimoniale.

Con l’approvazione del DDL Concorrenza, tutto ciò viene superato e si creano i presupposti per l’ingresso potente, se non addirittura prepotente (!), delle multinazionali, della finanza e del “grande capitale” in genere. Per la spersonalizzazione del servizio. Per una nuova Farmacia, non più dei farmacisti o solo dei farmacisti.

I rischi più evidenti sono quelli, da un lato, della degenerazione dei piccoli esercizi di vicinato, a conduzione famigliare, in grandi catene e category killer, ispirate più da logiche di business, che di salute, e dall’altro, della distorsione del mercato, che si realizzerebbe nel momento in cui l’offerta di prodotti farmaceutici, non fosse più guidata dalla domanda ovvero dalle esigenze di salute del cliente, ma dall’interesse economico-finanziario dell’Industria e/o della Distribuzione intermedia.

Purtroppo per evitare questi rischi, si sarebbe dovuto intervenire in modo incisivo sulle “incompatibilità”. In oltre due anni di dibattito parlamentare, c’era tutto il tempo per farlo e correggere una norma malscritta e pericolosa. Non lo si è voluto fare. Non è stato fatto.

La scelta politica è quella di una radicale trasformazione del Settore e di un servizio, che finora aveva dato ottimi risultati in termini di presidio sanitario e di contenimento della spesa pubblica.

Giovanni Loi
Dottore Commercialista – STUDIO EPICA – Mestre Venezia