POST 126

All’indomani della vittoria del leave contro il remain nello scontro referendario per la permanenza della Gran Bretagna nell’Unione Europea, la borsa italiana ha registrato il suo peggior risultato di sempre (-12,48%) e le principali borse europee hanno polverizzato in poche ore più di 410 miliardi di euro. Le quotazioni del petrolio e dell’euro sono precipitate. Ma questo è solo l’inizio.

Il day after si chiude infatti con la chiara consapevolezza che nulla sarà più come prima; che si sia innescato un processo irreversibile, che investirà sul piano politico, sociale ed economico tutti i paesi del vecchio continente e non solo.

Ma quale futuro ci attende?

Purtroppo nessuno è in grado di prevederlo. Tanto meno gli economisti: studiosi di una scienza inesatta qual è l’economia reale.

Molto infatti dipenderà dagli “accordi di exit”, che verranno negoziati nei prossimi due anni, nonché dai possibili “effetti domino”, che potrebbero portare all’uscita dall’Unione di altri Paesi. Ma non solo. Le variabili in gioco sono innumerevoli e innumerevoli quindi gli scenari possibili.

L’unica certezza -insomma- è proprio l’incertezza.

In questo contesto non stupisce quindi la disperata fuga dai titoli più rischiosi, dai titoli di Stato e bancari dei paesi finanziariamente più deboli dell’Unione, in primis Grecia e Italia.

Per le stesse ragioni non stupisce l’apprezzamento avuto nel “venerdì nero” delle borse europee dall’oro, dai bund tedeschi, dai titoli farmaceutici ovvero dai principali “beni rifugio”.

Al di là delle inevitabili speculazioni e dei conseguenti “rimbalzi tecnici”, che caratterizzeranno l’elevata volatilità dei mercati, questa tendenza dovrebbe comunque permanere nel breve e medio periodo.

Le ricadute che ci potranno essere in Italia, per un Settore molto delicato e in evoluzione quale quello della Farmacia, sono molteplici. Alcune di carattere generale, altre più specifiche.

Quanto alle prime, possiamo ritenere che:

a) il riacutizzarsi della crisi economica e finanziaria e la conseguente contrazione dei consumi, comporterà, al pari della maggior parte degli esercizi commerciali, una riduzione dei fatturati della Farmacia, soprattutto per la componente extramutualistica;

b) la grave debolezza del nostro sistema bancario, ulteriormente aggravatasi dopo l’esito del referendum britannico, determinerà una contrazione dei finanziamenti, con conseguente ripercussione sugli investimenti e quindi dei prezzi di cessione delle farmacie;

c) l’accresciuto “rischio paese”, “rischio Italia”, scoraggerà molti investitori esteri a investire nel nostro Paese. Ciò anche nella prospettiva di un prossimo ingresso dei capitali nella proprietà della Farmacia privata, come previsto dal DDL Concorrenza, tuttora in discussione al Senato.

Quanto alle conseguenze di carattere più settoriale, possiamo invece ritenere che:

a) le forti turbolenze dei mercati finanziari rafforzeranno patrimonialmente la Farmacia in quanto, proprio per la regolamentazione del Settore in cui opera, continuerà a rappresentare un “bene rifugio” per molti investitori, attirati da tassi di rendimento relativamente stabili e accettabili;

b) l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea e dei grossisti di medicinali che vi operano causerà un ridimensionamento del mercato parallelo internazionale di farmaci. I distributori intermedi d’oltremanica, grazie anche alla loro appartenenza alla UE, sono stati fino ad oggi tra i più attivi in Europa sul parallel trade farmaceutico. La loro uscita avrà effetti negativi sulla Domanda di questo mercato, sui prezzi praticati, sui margini e, in ultima, sulla stessa convenienza da parte delle farmacie “autorizzate 219” a svolgere tale attività.

In conclusione, la decisione della Gran Bretagna di uscire dall’Europa cambierà il mondo e il corso della storia. Cambierà la Farmacia.

Giovanni Loi
Dottore Commercialista – Studio EPICA – Mestre